Un’adozione mai avvenuta e sconvolgenti rivelazioni: il racconto dell’ex partner di Alessia Pifferi sulla tragedia di Diana.
L’ex compagno di Alessia Pifferi, la donna al centro del processo per la morte della piccola Diana, ha condiviso dettagli sul loro rapporto e sull’affetto che provava per la bambina. In un’intervista a Ore14, l’uomo, che ha preferito rimanere anonimo, ha descritto come la loro relazione fosse nata su una chat di incontri e si fosse sviluppata ben oltre l’attrazione fisica.
Un affetto speciale per Diana
Quando ha incontrato Alessia, l’uomo stava uscendo da un divorzio e si è subito sentito legato a Diana, la figlia di 18 mesi di Pifferi. “Mi ero affezionato a Diana, la stavo insegnando a camminare“, ha detto, sottolineando come fosse più di una semplice figura paterna per la bambina. Con amore e dedizione, si occupava di lei, portandole cibo e regalando vestitini, non per richiesta di Alessia, ma per puro affetto personale.
Il loro rapporto, tuttavia, non era privo di difficoltà. L’uomo ha espresso come Pifferi cercasse qualcosa di più, qualcosa che lui non riusciva a dare. La differenza d’età tra loro era significativa, con lui che si sentiva come un padre per lei. Nonostante questo, il suo legame con Diana era forte, tanto che avrebbe voluto adottarla se ne avesse avuto la possibilità.
Inganni e segreti: la verità su Diana
L’ex compagno di Pifferi ha rivelato anche degli aspetti inquietanti della loro relazione. Ha raccontato di aver ricevuto una foto di Diana al mare il 16 luglio, ma in realtà, in quel momento, la bambina era da sola in casa. Questa triste verità è stata scoperta il 21 luglio, quando il corpo senza vita di Diana è stato ritrovato. “Alessia raccontava un sacco di balle, mirava più a sistemarsi“, ha affermato, suggerendo che la donna potesse aver lasciato sola la figlia altre volte, come quando andava in discoteca, fingendo di affidarla a una babysitter mai vista.
Il racconto dell’ex compagno di Alessia Pifferi getta una luce nuova e tragica sulla vicenda di Diana. Tra affetto genuino per la bambina e le menzogne della madre, emerge un quadro complesso e doloroso, che lascia l’opinione pubblica e la giustizia a interrogarsi sulle dinamiche familiari e le responsabilità individuali in questa tragedia.